OSHO

L’io funziona in modo molto tradizionale e per essere rivoluzionari bisogna andare oltre l’io. Con ciò non voglio dire che, superato una volta, l’io sia superato per sempre. no. Bisogna affrontarlo in ogni momento ‘ripetutamente, perché l’io si avvolge su di voi, scava dentro di voi. Ogni momento della vostra vita, non importa il modo in cui avete vissuto e quale esperienza avete fatto, tutto diventa il vostro io. Dovete abbandonarlo, ma l’abbandono non avverrà una volta per tutte: ogni momento dovrà essere una rinuncia, qualsiasi cosa abbiate raccolto, dovrete rinunciarvi. Solo allora la rinuncia rimane una rivoluzione: non solo dovrete rinunciare alle cose comuni del mondo, ma anche alle vostre ideologie, cristiane, ebraiche, induiste e maomettane.

Dovrete rinunciare anche ai pensieri, affinché possiate rimanere uno specchio puro, che si limita a riflettere. Allora la vostra consapevolezza potrà restare indisturbata, priva di ogni pensiero, e potrete vedere le cose direttamente, senza che la vostra consapevolezza venga distratta o distorta da alcun pregiudizio. Quando una tradizione mette radici e quando una religione non è più rivoluzionaria, voi iniziate a interpretare a vostro modo. Non sarete più interessati al significato dato da Buddha, ma inizierete a leggere i vostri pensieri nelle sue affermazioni. Non vi interesserà più cosa ha detto Krishna, perché nella Gita leggerete ciò che vorrete leggere. In questo modo subentrerà la perversione. Ecco perché ripeto continuamente: se trovate un Maestro vivente, state con lui, perché non potrete distorcere un Maestro vivente. Ci proverete, certo! Ma non potrete distorcere le sue parole perché un Maestro vivente vi ferma prima che arriviate a distorcere il suo messaggio. Un libro, una qualsivoglia sacra scrittura, la Bibbia, il Corano o la Gita, cosa possono fare? Possono essere sacre, ma sono morte e voi potete farne ciò che volete: l’essere umano è molto astuto e molto abile.

La Vita è un mistero: più la conoscete, più è bella. Arriva poi un momento in cui, all’improvviso, inizierete a viverla, inizierete a fluire con essa. Un rapporto orgasmico si svilupperà tra voi ed essa, ma non potrete comprendere cosa sia. Ecco la bellezza della vita, ecco la sua profondità senza limiti.

Certo, non esiste né inizio né fine. Come potrebbero esistere un inizio e una fine della vita? Inizio significa che qualcosa è sorto dal nulla, e fine significa che qualcosa c’era e poi è svanito. Questo sarebbe un mistero ancora più grande. Quando si dice che la vita non ha inizio né fine, si intende affermare che è eterna.

Come può esserci stato un inizio? Dicono che quattromila anni avanti Cristo, di lunedì, la vita ebbe inizio. Naturalmente, doveva essere di mattino. Ma come possiamo chiamare quel giorno lunedì, se non c’era la domenica a precederlo? E come possiamo chiamarlo mattino se prima non c’è stata la notte? Riflettete.

No, non si può delimitare, è da stupidi. Non è possibile delimitare la vita, perché persino per segnare una demarcazione è necessario qualcosa che preceda, altrimenti non esiste possibilità di demarcazione. Potete inserire una linea se ci sono due cose, ma se c’è una sola cosa, come potete inserirla? Il recinto attorno a casa vostra è possibile perché esiste il vostro vicino; se non ci fosse il vicino, nulla oltre il recinto, esso non potrebbe esserci. Pensateci. Se non ci fosse assolutamente nulla oltre il recinto, questo cadrebbe nel vuoto. Come potrebbe esistere? Per sorreggerlo, è necessario che ci sia qualcosa al di là di esso.

Se in un certo lunedì la vita ebbe inizio, era necessario che una domenica lo precedesse, altrimenti quel lunedì sarebbe caduto, sarebbe vacillato nel nulla e sarebbe scomparso. Allo stesso modo, non ci può essere alcuna fine.

La vita è, e nulla più. E’ stata e sarà: è eternità. E non iniziate a pensarci, altrimenti la mancherete perché il tempo trascorso a pensare alla vita è tempo perso. Usate quel tempo, usate quello spazio, usate quell’energia per vivere la vita.

Come prepararvi alla morte… Quando dico “come prepararvi alla morte” non mi riferisco alla morte che avverrà alla fine e che è molto lontana. Se vi preparate per quella morte, sarete ancora nel futuro e la mente entrerà di nuovo in gioco. Quando dico “preparatevi alla morte” non intendo quella morte, bensì la morte che vi visita a ogni momento, con ogni espirazione. Accettate questa morte ad ogni istante e sarete pronti per la morte finale quando arriverà.

Iniziate a morire ad ogni istante al passato. Ripulitevi dal passato ad ogni istante. Morite al noto per essere disponibili all’ignoto. Con il morire e il rinascere continuamente, imparerete a vivere la vita e sarete anche in grado di vivere la morte.

Ecco cos’è la spiritualità: vivere la morte intensamente, vivere la vita intensamente; viverle entrambe così appassionatamente senza trascurare nulla, sia nella vita che nella morte. Se vivrete la vita e la morte con passione, riuscirete a trascendere. In quella passione e in quella intensità di vita e di morte, trascenderete la dualità, trascenderete la dicotomia, arriverete all’Uno. Quell’Uno che è la verità unica. Potete chiamarlo Dio, potete chiamarlo vita, potete chiamarlo verità, samadhi, estasi o in qualsiasi modo vi piaccia.