MILAREPA

Vita di Milarepa (a cura di Jacques Bacot – Adelphi)

1.

«In quanto alla regola per la meditazione, alcuni si credono pieni di meriti perché sono fieri di essere buoni religiosi. È soltanto orgoglio mondano. Non bi­sogna abbandonarcisi. Fare l’elemosina per ricevere dieci volte quanto si è dato; come nascondere agli occhi degli uomini la propria miseria morale, sebbene questo offenda gli dei che hanno gli occhi della sag­gezza; come cercare avidamente i nettari di questo mondo, significa assorbire veleno insieme agli alimen­ti. Senza bere il veleno del desiderio di gloria, non cercate di qualificare come religioso ciò che l’orgoglio mondano vi fa fare. Perseguite soltanto la santità».

I Repa domandarono:

«Se queste pratiche esteriori fossero giovevoli alle creature, potremmo darci ad esse?».

Il Maestro rispose:

«Se non c’è attaccamento al proprio desiderio, allora lo potete. Ma è difficile. Coloro che sono pieni di desideri mondani, non possono niente per la causa altrui. Non giovano niente neppure a se stessi. È come se un uomo trascinato via da un torrente pre­tendesse di salvare gli altri. Nessuno può far niente per le creature senza conoscere l’essenza delle cose. Simili a ciechi guidati da ciechi, si rischierebbe di scivolare verso i desideri. Giacché lo spazio è illimitato, giacché le creature sono innumerevoli, avrete sempre l’occasione di agire a vantaggio delle creature quando sarete in grado di farlo. Cominciate con l’ama­re il vostro prossimo e col desiderare di diventare Buddha per la sua causa. Occupate l’ultimo posto. Rivestiti di stracci, rinunciate alle vesti, al cibo, alla parola. Caricate il vostro corpo di fatiche e la vostra mente di doveri. Tale è la causa degli altri. Per di­rigervi su questa via, ricordate bene tutto ciò».

2.

…voglia tu, per il bene delle nostre anime, cantarci un canto..:

“Ai vostri occhi appaio troppo miserabile. Voi non sapete che al mondo non c’è nessuno più felice di me. Giacché i vostri desideri di felicità sono conformi ai miei, ascoltate dunque”.

E cantai loro questo canto dell’eremita che corre a cavallo.

«Mi prosterno ai piedi di Marpa pieno di grazie.

Nel monastero di montagna che è il mio corpo,

Nel tempio del mio petto,

Al vertice del triangolo del mio cuore,

Il cavallo che è la mia anima vola come il vento.

Se lo fermo, con quale laccio lo fermerò?

Se lo lego, a quale piolo lo legherò?

Se ha fame, quale pastura gli darò?

Se ha sete, a quale fiume dissetarlo?

Se ha freddo, in quale recinto chiuderlo?

Se lo fermo, lo fermerò col laccio dell’Assoluto.

Se lo lego, sarà al piolo della meditazione profonda.

Se ha fame, lo nutrirò con i precetti del lama.

Se ha sete, lo disseterò alla perpetua corrente del

ricordo.

Se ha freddo, lo chiuderò nel recinto del nulla.

Per sella e per morso, lo doterò di risorse e di scienza.

Lo guarnirò della solida camarra dell’Immutabilità.

Gli metterò la briglia dell’energia attinta

nell’ispirazione profonda.

Il figlio della scienza lo cavalcherà.

Per elmo, porterà il sigillo del Mahàyàna.

La sua armatura sarà fatta di attenzione, riflessione e

meditazione.

Porterà sulla schiena lo scudo della pazienza.

Terrà la lancia della contemplazione.

La spada della saggezza sarà appesa al suo fianco.

Se il bambù, che è la sua mente, è flessibile,

lo raddrizzerà senza ribellione.

Lo rivestirà del pennacchio delle quattro virtù

infinite.

Gli applicherà l’acuta punta della saggezza.

Avendo inserito la cocca profonda della misericordia nell’arco dell’irrealtà delle cose,

E misurando a braccio teso la concentrazione mentale, Arciere, egli lancerà le sue frecce attraverso tutti i mondi.

Ciò che raggiungerà, saranno i credenti.

Ciò che ucciderà, sarà il loro egoismo.

E così, nemico, domerà la corruzione.

Amico, proteggerà le sei classi di creature.

Se galoppa, galopperà nelle pianure della felicità immensa.

Se insegue, raggiungerà il rango di vincitore.

Correndo in basso, taglia la radice della

trasmigrazione.

Correndo in alto, raggiunge la sponda dei Bodhisattva.

Cavalcando un simile cavallo, si raggiunge la Bodhi.

Considerate se la vostra felicità è paragonabile.

Il mondo non offre felicità desiderabile».

« Ebbene! Poiché le azioni temporali si disperdono, le opere sono distrutte, le unioni scisse, poiché ciò che è nato deve morire, bisogna fin dal principio che vi convinciate che questo dolore inevitabile è la vostra propria opera. Senza ammassare, né costruire, né unire, ma adottando soltanto le verità non contingenti, seguendo la direzione di un lama eminente: questo è il mezzo e il rito migliore».

«Per grazia di Marpa ho compiuto l’opera di liberazione. Non è certo che un eremita liberato dai tre mezzi (corpo, parola e pensiero) persista sotto forma di cadavere. Non ho dunque bisogno di stupa né di figurine di terra. Io non ho titoli su nessun monastero, dunque non ho nessuna sede da lasciare in eredità. Scegliete per voi le montagne aride, coperte di neve e disabitate. Consacratevi all’amore degli esseri delle sei classi. Invece di fare figurine, consacratevi alla meditazione delle quattro parti del giorno. Come stupa, innalzate i vessilli della perfezione attraverso tutte le dottrine. Come celebrazione d’anniversario, pregate dal profondo del cuore. Come via da seguire dopo la mia morte, respingete tutto ciò che l’egoismo fa sembrare buono e che nuoce alle creature. Al contrario, fate ciò che sembra peccato ma è di profitto alle creature, perché è opera religiosa. Colui che, sapendo queste cose, le dimentica e commette scientemente gli errori, sarà precipitato nelle profondità dell’inferno. Per questo, meditate il pensiero che la vita è breve e la morte non si annuncia. Decidete o rifiutate di rischiare la vostra vita a seconda che sappiate esservi virtù o peccato. In una parola, agite in modo di non arrossire di voi stessi. Se agirete così, quand’anche vi opponeste ad alcuni libri, ma se non vi opporrete al pensiero dei miei predecessori, il che riassume tutto ciò che vi ho insegnato, avrò realizzato, ormai vecchio, i miei desideri. Se queste cose hanno colmato i miei desideri, esse saranno anche sufficienti a terminare l’opera della vostra liberazione. A parte questo, tutto ciò che soddisfa i desideri di questo mondo è inutile».