(ovvero, lo Zen e l’arte di far rotolare una boccia da bowling)
Salsa è una giovane bowler.
Lavora in un bar. Vive ancora con il padre, la sua nuova moglie e i due fratellastri e lì, come altrove, si sente un corpo estraneo. Si vede e si sente brutta, cicciona e inadeguata.
E’ incazzata con la vita, con i ragazzi, con le sue amiche… con il capo, con il padre, con la matrigna.
Fugge. Scappa. Cerca di tenere lontane il più possibile le relazioni, la famiglia e sé stessa.
L’unica soluzione per vivere sono le sue fantasie e il bowling, il luogo che in qualche modo le permette di sfogare la sua rabbia, scagliando la boccia sui birilli.
Avrebbe talento, ma non riesce ad esprimerlo, perché alle piste chiede troppo. Vorrebbe dallo sport, infatti, ogni volta che gioca, la rivincita per tutte le sconfitte che ha dovuto incassare nella sua vita: la morte della madre quando era una bambina, la sua obesità, le delusioni, il dolore per i tradimenti subiti. Tutte partite impossibili non solo da vincere, ma anche da combattere, almeno sulle piste da bowling.
Nell’ambiente del bowling romano la ragazza è conosciuta da tutti per il suo carattere impossibile, quello di una giocatrice brava ma completamente inaffidabile, capace di entrare in finale in un torneo importante ma anche di rovinare la prestazione della sua squadra perché si fa squalificare per aver insultato un giudice di gara.
E’ una fan sfegatata di Drugo Lebowski e dei Guns N’ Roses, tanto che la sua vita si confonde e si fonde con quella dei personaggi del film di Coen, mentre le cuffie, il rock e l’heavy metal le permettono di isolarsi dal mondo per riuscire a trovare un equilibrio precario che le permette, almeno, di sopravvivere.
Un giorno, sulle sedie riservate agli spettatori del centro bowling in cui Salsa si va ad allenare quasi quotidianamente, compare improvvisamente un settantenne misterioso, Mark Puntero, uno strano uomo che nessuno aveva mai visto prima, uno straniero che parla un italiano perfetto ma un po’ datato, una persona discreta ed educata, che sorprendentemente riesce a superare l’ostilità della ragazza verso l’universo maschile, grazie all’averne intuito un male fisico provvisorio ma inconfessato, anzi da lei tenuto nascosto a tutti.
Il rapporto tra Salsa e Mark cresce e si evolve rapidamente, anche grazie al linguaggio sottile che i dolori dei due utilizzano per comunicare quello che né l’uno né l’altro hanno il coraggio di esprimere apertamente. Così il bowling, lo sgancio della boccia, la corsa della stessa sulla pista, le sue rotazioni e i birilli da abbattere, diventano una metafora della vita e lo strumento per la comprensione di quello che ci si deve lasciare dietro per crescere. Quello che Salsa deve affrontare per trovare un suo equilibrio. Forse per diventare donna.
E per comprendere che esistono dolori più grandi del suo.
NOTA DELL’AUTORE
Da Lebowski a Siddharta è un romanzo di formazione. Ma ha anche l’obiettivo di descrivere un mondo, quello dei bowlers, che – salvo rarissime eccezioni e in maniera molto superficiale – non è mai stato raccontato.
Sotto il primo aspetto, un po’ come accade nello Zen e il tiro con l’arco, il meraviglioso lavoro di Herrigel dove la ricerca e l’abbandono di se stessi sono protagonisti assoluti, e un po’ come, all’estremo opposto, succede in Karate Kid, film commerciale di grande successo dove tutto è funzionale alla inevitabile affermazione finale del giovane allievo, qui la protagonista, Salsa, deve in qualche modo percorrere entrambe le strade descritte dai due racconti citati, ma per arrivare a un punto finale diverso. Dovrà scoprire, o ricordare a se stessa, quanto la realtà, rispetto alle apparenze dietro cui si nasconde, sia ben più complessa. Il Bowling, per esempio, un gioco apparentemente semplice per come viene vissuto dalla gente comune, è in realtà, come e più di altri, uno sport estremamente tecnico e complesso. Le persone sono molto altro rispetto a quello che esprimono e che comunicano. Infine, nello sport, come nella vita, le sconfitte e le vittorie, anche quando queste ultime appaiono eccezionalmente importanti, hanno un significato che va ben oltre gli eventi stessi. Un senso che spesso non riusciamo o non vogliamo cogliere, ma che, sempre, è quello dell’essere funzionali all’evoluzione di chi le vive.
Se la storia parla di bowling come fanno davvero i bowler nella loro quotidianità (la scelta è stata quella di inserire delle note in calce alle pagine per spiegare il significato dei termini tecnici e delle espressioni gergali), il filo della narrazione si intreccia a quello dei pensieri di Salsa, che diviene una sorta di “Signorina Else”, o di suo contrario, proiettata dal lusso e dai salotti del primo novecento alla contemporaneamente più semplice e più complessa Roma degli inizi del terzo millennio.
La nota principale resta comunque quella associata alla fatica, per una giovane come Salsa, di trovare uno spazio in cui sentirsi adeguata ed accettata per quello che è.
L’autore.
Maurizio de Magistris, napoletano di nascita, si è trasferito da ragazzo a Roma dove ancora oggi vive e lavora.
Laureato in Economia, è partner di uno Studio di consulenza aziendale. E’ attualmente componente degli organi di controllo di Società che appartengono ad alcuni tra i più importanti gruppi aziendali italiani (Bulgari, Leonardo, Lottomatica, EP, doValue…). Per altri, altrettanto importanti, ha in passato svolto le medesime attività.
L’interesse per la scrittura si unisce a quello per la ricerca interiore. Avviatasi attraverso i tradizionali percorsi psicoanalitici, da oltre trent’anni ad essi si sono affiancate pratiche yogiche e meditative.
Per sé stesso ha scritto poesie, canzoni, racconti e alcune sceneggiature teatrali. Ha sviluppato anche il progetto di una comedy televisiva, “Almost Gurus”, presentata al Festival della Fiction di Roma del 2008, che era stato selezionato in una rosa di dieci finalisti internazionali ed è stato accolto con applausi e grande divertimento dalla giuria internazionale.
E’ infine un modesto bowler, una seconda categoria dalle doti tecniche piuttosto scarse, ma non tanto da convincerlo a restare lontano dalle piste da bowling, dai tornei nazionali e, in qualche raro caso, anche da quelli internazionali.
“Da Lebowski a Siddharta” è il suo secondo romanzo. Il primo, “Le Scarpe”, non è stato ancora pubblicato.
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